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I chatbot sono software che si basano sull’intelligenza artificiale: sono infatti in grado di simulare una conversazione intelligente con l’utente su una chat.
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Lo sviluppo dei chatbot è al momento in una fase iniziale, ma si prevedono interessanti prospettive nel campo del marketing e del customer care, dove possono essere affiancati al personale in ogni situazione in cui occorrano risposte semplici e veloci, ad esempio per fissare un appuntamento, sostituire un prodotto difettoso o effettuare sconti e promozioni mirate…
Si tratta di strumenti ai quali stanno lavorando tutti i colossi del web e il cui livello è salito di un ulteriore gradino quando Zuckerberg, nell’aprile 2016, ha presentato i chatbot per Messenger, una sorta di assistenti personali che possono aiutare l’utente per esempio ad ordinare fiori o a conoscere le previsioni metereologiche.
Secondo alcuni, i chatbot potrebbero arrivare a sostituire le app: sono infatti molte le app scaricate che poi gli utenti effettivamente non utilizzano. Per questo un’evoluzione possibile potrebbe essere l’integrazione di chatbot all’interno degli strumenti di messaggistica effettivamente utilizzati dagli utenti – quali Messenger, WhatsApp e Telegram – che forniscano funzioni utili attualmente fornite dalle app. Uno degli esempi più immediati è l’invio automatico di notizie e aggiornamenti personalizzati in base alle preferenze dell’utente in termini di contenuti e frequenza.
Ma come nascono i bot e i chatbot? La loro storia prende il via nel 1966 con Eliza per poi proseguire con Parry, Jabberwacky, Dr. Sbaitso, A.L.I.C.E., Smarterchild, IBM’s Whatson, Siri, Google Now, Alexa, Cortona, Bots for Messanger, Tay.
Riportiamo in merito l’infografica di Futurism:
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