Identità digitale: a che punto siamo?

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Il tema dell’identità digitale sta vivendo una fase molto calda. Le ragioni sono molteplici e per la maggior parte rintracciabili nell’intensa attività messa in campo da AgID sull’argomento, in sincronia con le mosse adottate dal Ministero per l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione.

 

Molto più semplicemente tutto questo “movimento” attorno a SPID è in realtà riconducibile ad un fatto molto chiaro: la scarsa diffusione dello strumento e l’allontanamento dall’obiettivo fissato da uno dei principi fondamentali citati nel Piano Triennale per l’informatica, ovvero favorire l’adozione dei sistemi centralizzati di identità digitale (digital identity only).

La percentuale di identità digitali rilasciate sulla penisola, nonostante i numeri siano in costante crescita dal 2016, è ancora molto bassa e soprattutto non ha trovato terreno fertile su quella base consistente rappresentata dai cittadini “comuni”. Consideriamo infatti che la maggior parte delle identità digitali rilasciate da AgID (oltre i 5 milioni) appartengono a professionisti ed addetti ai lavori oltre che a funzionari pubblici: tutti soggetti che si sono mossi verso SPID in virtù di obblighi normativi o, meglio, necessità operative. Necessità derivate per esempio dalla moltitudine di servizi online destinati a PA o a professionisti il cui accesso si è progressivamente spostato dalla classica modalità di accesso debole (nome utente/password) ai sistemi di autenticazione forte come SPID appunto o CNS o, in futuro, CIE.

Quali sono le novità?
Come accennato, le mosse sul piano della normativa si sono susseguite rapidamente una dopo l’altra in queste settimane.

Innanzitutto AdID ha pubblicato le Linee Guida per il rilascio di SPID ai professionisti: senza entrare troppo nel dettaglio, un documento che apre un nuovo scenario per tutti i soggetti che svolgono una particolare funzione professionale e che potranno avvalersi di un’identità ad hoc abbinata a quel ruolo.

In seconda battuta, AgID ha aperto la consultazione pubblica fino al 28 dicembre 2019 delle Linee Guida per la sottoscrizione di documenti tramite SPID: anche in questo caso, un passo non indifferente verso la semplificazione e verso la percezione del digitale e dell’utilizzo degli strumenti tecnologici.

A queste si aggiunge anche l’emanazione di un altro documento destinato alle PA da parte di AgID, che contiene le linee guida per l’identificazione degli utenti per il rilascio di SPID: il libretto di istruzioni passo passo per permettere all’ente di diventare RAO (Registration Authority Officer). In altri termini un modo per accorciare quella distanza che separa i cittadini da SPID e dai servizi online.

Infine, un emendamento alla legge di bilancio 2020, ora in discussione in Senato, presentato dalla Ministra Pisano, mira a rivoluzionare tutto il comparto SPID, con l’obiettivo di rilanciare il progetto riportandolo sotto l’egida diretta dello Stato, tramite l’introduzione della società PagoPA come Identity Provider.

A questo punto emerge come le possibilità rispetto a quello che potrà accadere sul tema nei prossimi mesi siano molto interessanti, così come le riflessioni o i ragionamenti che si potrebbero avanzare sulla base di tutte queste manovre (integrazione con CIE, scomparsa degli Identity Provider privati, piattaforma unica per il rilascio, ecc).

Di fatto le certezze, al momento per lo meno, sono due: SPID rimarrà gratuito (lo annuncia sempre AgID in una nota) e si tratta di un progetto che farà parte del nostro futuro e del nostro rapporto con i servizi online, siano essi derivati da enti pubblici o privati.

Leggi anche: Servizi online PA, in Europa con CIE e SPID

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