IA nella PA: il fattore umano al centro del cambiamento

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Quando si parla di intelligenza artificiale (IA) nella Pubblica Amministrazione (PA), spesso ci concentriamo sugli aspetti tecnici: dati, algoritmi, chatbot. Eppure, dietro ogni tecnologia ci sono sempre persone, con le loro competenze, esperienze e anche, inevitabilmente, con le loro preoccupazioni.

L’arrivo di una nuova tecnologia, specialmente complessa come l’IA, può suscitare sentimenti contrastanti: curiosità e interesse da un lato, ma anche incertezza, resistenza e timore di nuove complicazioni dall’altro. Chi lavora nella PA è già abituato a dover gestire quotidianamente molteplici sfide, come normative in continua evoluzione e risorse spesso limitate. L’IA rischia così di apparire come un ulteriore problema, anziché una soluzione.

Proprio per questo motivo, l’adozione dell’IA deve partire da un approccio umanocentrico. Significa che prima ancora di parlare di tecnologie, bisogna parlare di persone. Ma questo non basta: serve anche una strategia organizzativa chiara, in grado di accompagnare le persone in un percorso di crescita condiviso, sostenuto da regole, governance e formazione.

Capire prima di cambiare

Non si può introdurre con successo una nuova tecnologia senza prima ascoltare e comprendere chi dovrà utilizzarla quotidianamente. Per questo il primo passo essenziale è dialogare con i dipendenti, capire come lavorano oggi e quali problemi affrontano realmente. Solo dopo aver compreso le esigenze concrete si possono scegliere le tecnologie più adatte, evitando soluzioni calate dall’alto e difficili da accettare.

Formazione mirata e graduale

Non tutti devono diventare esperti informatici. È importante però che chi lavora nella PA abbia una formazione adeguata per comprendere cosa è l’IA, come funziona e, soprattutto, come può essere utile nella pratica quotidiana. Una formazione graduale, continua e vicina ai problemi reali dei dipendenti può aiutare a dissipare dubbi e paure, mostrando concretamente i benefici e riducendo il senso di smarrimento.

La formazione deve essere parte di un piano strutturato, inserito nel ciclo di programmazione degli enti, e collegato agli obiettivi organizzativi: non può essere lasciata alla buona volontà dei singoli, né vista come un momento isolato.

Governare il cambiamento: una responsabilità della PA

Affinché l’adozione dell’IA diventi un’opportunità concreta, è fondamentale che le amministrazioni definiscano regole e strumenti per governare il cambiamento. Questo significa:

  • creare una governance interna solida, con ruoli e responsabilità ben definiti;
  • inserire obiettivi legati all’IA nei documenti strategici dell’ente (come il PIAO);
  • monitorare gli impatti delle tecnologie sull’organizzazione e sulle persone;
  • promuovere una cultura dell’innovazione che valorizzi il contributo di tutti.

La trasformazione digitale non è solo un fatto tecnico: è una trasformazione del modo di lavorare, di collaborare e di prendere decisioni. Per questo deve essere guidata con attenzione e trasparenza, mettendo al centro la qualità dei servizi e il benessere del personale.

Accompagnare le persone nel percorso di apprendimento

L’introduzione dell’intelligenza artificiale nella PA non può prescindere da un accompagnamento attento e graduale delle persone coinvolte. Non basta progettare soluzioni tecnologiche efficaci: è fondamentale affiancare i dipendenti pubblici nella loro quotidianità, aiutandoli a comprendere i concetti di base dell’IA, a familiarizzare con il nuovo linguaggio e a esplorare, con esempi concreti, come queste tecnologie possano semplificare e rendere più efficiente il loro lavoro.

Creare una AI literacy condivisa – come più volte menzionato nelle linee guida per l’adozione di IA nella Pubblica Amministrazione – significa dotare le amministrazioni di un vocabolario comune, di riferimenti chiari e di strumenti pratici che permettano alle persone di sentirsi competenti e sicure nell’utilizzo delle nuove tecnologie. È un processo culturale, prima ancora che tecnico, che richiede tempo, ascolto e strumenti di supporto. Questo tipo di accompagnamento aiuta a superare diffidenze, a stimolare la curiosità e a trasformare l’IA da fonte di preoccupazione a leva per la crescita professionale e organizzativa.

Chiarezza di ruoli e responsabilità

Spesso le novità tecnologiche portano con sé una confusione di ruoli e responsabilità. È importante che ogni persona sappia chiaramente cosa ci si aspetta da lei e quale ruolo avrà nel processo di cambiamento. Una governance chiara e ben comunicata rassicura le persone, aiuta a evitare conflitti e facilita l’accettazione della nuova tecnologia.

Inoltre, poiché l’intelligenza artificiale implica l’utilizzo e il trattamento di grandi quantità di dati, è fondamentale che chi la utilizza sia pienamente consapevole delle responsabilità che ne derivano. Gli operatori devono essere messi in condizione di comprendere cosa significa trattare dati personali con strumenti automatizzati e come proteggere le informazioni sensibili dei cittadini. La consapevolezza del valore dei dati e del rispetto della privacy non è solo un obbligo normativo, ma un principio etico che rafforza la fiducia tra amministrazione e cittadino.

L’etica al centro

Infine, non dimentichiamo che dietro ogni dato, ogni algoritmo, ci sono persone reali con diritti da rispettare e tutelare. Mettere l’etica al centro significa non perdere mai di vista il valore umano dell’attività amministrativa. La tecnologia deve essere un supporto, non una sostituzione, della sensibilità e del giudizio umano.

Sarà questo il tema al centro del webinar a partecipazione gratuita del 15 aprile: clicca qui per maggiori informazioni.

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