Al via le consultazioni per la licenza che dovrebbe eliminare le singole versioni nazionali, aprire a una maggiore flessibilità, abolire il divieto di DRM e l’esclusione delle banche dati.
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Le licenze Creative Commons, come illustrato in un nostro precedente articolo, rispondono al bisogno di regole più elastiche per il mondo online rispetto a quelle previste per la tutela tradizionale del copyright e forniscono degli standard internazionali che gli autori di opere diffuse sul web possono scegliere di adottare.
Sostanzialmente le Creative Commons Public Licenses (CCPL) sono delle licenze di diritto d’autore che si basano sul principio di “alcuni diritti riservati”. Le CCPL, infatti, rendono semplice, per il titolare dei diritti d’autore, segnalare in maniera chiara, e a quali condizioni, che la riproduzione, diffusione e circolazione della propria opera è esplicitamente permessa.
Il funzionamento delle CCPL è reso possibile dal fatto che la legge italiana sul diritto d’autore – così come, in generale, le corrispondenti normative nazionali e internazionali – riconosce al creatore di un’opera dell’ingegno una serie di diritti; allo stesso tempo, la legge permette al titolare di tali diritti di disporne.
La terza bozza della nuova versione della licenza Creative Commons è stata aperta alle consultazioni pubbliche: continua così il processo di redazione della versione 4.0 avviato nel corso del 2011 Global Summit con la pubblicazione della prima bozza del ventaglio delle licenze (BY, BY-SA, BY-NC-SA, BY-NC, BY-ND, BY-NC-ND), processo che deve portare (almeno nelle intenzioni, nel secondo quadrimestre del 2013) a sostituire la licenza 3.0 disponibile dal 2007.
Leggi l’articolo di approfondimento di Claudio Tamburrino su punto-informatico.it
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